La Pallavolo è uno degli sport più popolari al mondo tra gli uomini e le donne e non conosce limiti di età. Trattasi di uno sport di natura intermittente, con intervento alternato ed in misura diversa dei meccanismi aerobici ed anaerobici. L’atleta compie movimenti esplosivi, ad alta velocità, a intensità massimale o sub-massimale, sia nel salto verticale, sia negli spostamenti in varie direzioni.
Gli infortuni nella pallavolo
Vista la tipologia della disciplina, nonostante l’assenza di contatto con l’avversario (calcio, pallacanestro), gli infortuni sono molto frequenti:
- Lesioni capsulo-legamentose alla caviglia (circa la metà di tutti gli incidenti segnalati)
- Patologie acute di ginocchio o da sovraccarico funzionale (la più frequente è sicuramente la tendinopatia rotulea che interessa il 50% degli atleti di pallavolo maschile).
- Sindromi dolorose della spalla, riferite nella maggior parte dei casi a problematiche definite da “overuse”, le quali determinano solitamente lesioni da sovraccarico a carico delle strutture capsulo-legamentose e muscolari. Le più frequenti sono sindrome da impingement sub-acromiale, le lesioni della cuffia dei rotatori e l’instabilità di spalla.
- Patologie dolorose della colonna vertebrale, del tratto lombo-sacrale in primis. Anche in questo caso con frequenza prevalente di patologie da condizioni croniche o da overuse. Il 57% dei giocatori ha sofferto di episodi di low back pain, dolore lombare.
Gli infortuni più rilevanti nei giocatori di pallavolo sono causati maggiormente dall’impatto con il terreno gioco, con il pallone e le cadute accidentali sui compagni di squadra, ne consegue che le zone del corpo a maggior rischio di traumi sono, pertanto, le caviglie, le ginocchia e le dita. La percentuale di infortuni alle caviglie è superiore a più del 50% degli infortuni totali.
Eziopatogenesi delle distorsioni di caviglia
La distorsione deriva dall’applicazione di una forza che eccede i limiti di resistenza massimale delle strutture capsulo-legamentose, ma che è inferiore alla resistenza delle ossa che compongono l’articolazione tibio-tarsica. Solitamente (85% dei casi) la distorsione avviene in inversione, con lesione del legamento talo-fibulare anteriore (peroneo-astragalico anteriore).
L’articolazione tibio-tarsica è uno snodo dinamico dell’arto inferiore, che con le sue potenti masse muscolari permette al piede la trasmissione del moto, è quindi un punto su cui convergono notevoli sollecitazioni. (fig.1)
A gravare ulteriormente sull’articolazione si aggiunge la forza peso del soggetto perché, oltre alle forze di moto, si aggiunge la componente della massa quando il soggetto tocca con i piedi il terreno; a tal proposito è importante evidenziare come la maggior parte degli infortuni traumatici durante la pallavolo (tra il 48 e l’87% delle distorsioni) avvenga sottorete.
- il 50% avviene nella “zona di conflitto” quando un giocatore atterra sulla caviglia dell’avversario
- il 25% avviene in un raddoppio a muro;
- Il 25% quando un giocatore atterra sui piedi di un compagno o per errori tecnici durante il muro o il salto.(1)
Se il soggetto è in stazione eretta e su un terreno piano, il peso viene applicato assialmente, quindi l’equilibrio è facilitato. Durante la fase statica, l’articolazione della caviglia, risulta più sollecitata medialmente, dove però è presente un robusto apparato legamento, i legamenti deltoidi, che contengono egregiamente la forza applicata. Il piede e la caviglia, infatti, non sono concepiti per contrastare sollecitazioni significative in supinazione, poiché non è questa la posizione in cui normalmente lavorano. Peraltro questa posizione è naturale solo durante la fase di oscillazione del passo, in cui il piede è sollevato da terra, ma appena prima del contatto con il terreno, l’articolazione esegue una flessione dorsale per stabilizzare l’intera articolazione.
Le distorsioni di gran lunga più frequenti sono infatti quelle in supinazione, che derivano da una brusca presa di contatto del piede con il suolo, mentre la caviglia è flessa plantarmente e supinata. Il problema sussiste quando il piede prende contatto con il suolo (o con un altro oggetto) in modo inatteso. (Fig.2)
L’appoggio avviene solo lungo il bordo esterno del piede e il peso del corpo si riversa bruscamente su di esso.
Il principale fattore di rischio per una distorsione di caviglia è una storia passata di distorsione alla stessa caviglia e/o ricorrente nel tempo e non è un fattore modificabile. L’80% delle distorsioni coinvolgono caviglie precedentemente lese, inoltre il rischio di lesioni è maggiore entro i primi sei mesi dall’infortunio precedente. Gli atleti che hanno subito un infortunio alla caviglia durante il movimento di inversione, entro 12 mesi hanno una probabilità circa 10 volte maggiore di subire una ripetizione di infortunio.(2)
Allenamento propriocettivo come strumento di prevenzione
Propriocezione: Cosa significa esattamente questa parola, tanto in voga negli ultimi anni?
Altro non è che la capacità di percepire e riconoscere i segmenti corporei nello spazio ed il grado di contrazione muscolare con o senza l’aiuto della vista(3); quando l’equilibrio viene scombussolato, i recettori sensoriali dell’organismo umano si attivano e comunicano la variazione al sistema nervoso centrale (snc), successivamente il snc mette in atto delle soluzioni compensatorie per ritrovare il corretto equilibrio. Scendendo nel pratico, potrebbe essere definita come la capacità di adattamento veloce del nostro corpo ai cambiamenti del terreno, ad esempio, il piede di un compagno o qualsiasi ostacolo inatteso. L’allenamento propriocettivo, come assodato ormai da anni in letteratura scientifica, è un ottimo mezzo per migliorare la percezione del proprio corpo nello spazio, per migliorare il controllo motorio, l’equilibrio e prevenire gli infortuni. Si possono creare programmi di allenamento personalizzati o di gruppo, in cui inserire, soprattutto in fase di preparazione pre-campionato esercizi di allenamento propriocettivo, partendo dagli esercizi di base (equilibrio statico su tavoletta propriocettiva), (Figura 3) per poi gradualmente inserire esercizi di propriocezione avanzata, unendo la componente dell’instabilità con la simulazione del gesto tecnico. Sempre in fase di preparazione, anche per le difficoltà logistiche nel protrarre un lavoro simile durante la stagione agonistica, si possono riproporre gli stessi esercizi sfruttando la presenza dell’acqua, utilizzando gli stessi strumenti utilizzati in palestra, ma in un ambiente parzialmente privo di gravità, per evitare i sovraccarichi tipici del periodo di preparazione.
Esercizi di core-stability come strumento di prevenzione
Diversi studi (tra cui uno nel Kentucky, sviluppato su 137 pallavolisti adolescenti nel 2018) dimostrano che una corretta programmazione di allenamenti basati su esercizi di core-stability, riduce l’insorgere di infortuni durante la stagione agonistica, in particolare a carico degli arti inferiori. Cerchiamo di fare chiarezza sul significato di questo termine: Core Stability. Letteralmente la parola stability è di facile traduzione (stabilità), mentre per la parola core si fa riferimento a una regione del corpo formata da due sistemi muscolari ovvero il sistema stabilizzatore (muscolatura locale) e il sistema di movimento (muscolatura globale), quindi la stabilizzazione del tronco, può essere definita come l’equilibrio e il controllo muscolare richiesti a bacino , anca e tronco, per mantenere la stabilità dinamica dell’intero corpo umano.
Il prerequisito comune per eseguire con successo funzioni dinamiche è avere un tronco forte e stabile, per funzioni dinamiche s’intendono ovviamente anche attività sportive di alto livello. Questa stabilità permette all’individuo di trasmettere energia dal suolo attraverso la catena cinetica del corpo, di resistere a carichi e forze applicate dall’esterno, fondamentalmente, di spingere il corpo o un oggetto usando gli arti. Molte norme descrittive e programmi di recupero sono associati al concetto di stabilizzazione del tronco, tra cui: tonificazione addominale, stabilizzazione lombare, stabilizzazione dinamica, allenamento per il controllo motorio e controllo della posizione neutra del rachide. Il tronco è stato concettualmente descritto come una scatola o un cilindro (Richardson et al.1999) per via della sua composizione anatomica e strutturale. Gli addominali costituiscono le pareti laterali e anteriori, i paraspinali e i glutei formano la parete posteriore, mentre il diaframma e il pavimento pelvico sono le parti rispettivamente superiore e inferiore del cilindro. In altri termini, il tronco, in virtù della sua posizione anatomica al centro della catena cinetica umana, funge da elemento di trasmissione che consente di trasferire energia tra gli arti inferiori a quelli superiori. Senza il controllo prossimale del tronco, gli atleti non potrebbero usare con efficacia gli arti inferiori per spingere il corpo durante la corsa o il salto, o controllare in modo inconsueto il bacino e gli arti durante le fasi di carico nella corsa e nell’atterraggio. Inoltre durante le attività che richiedono l’uso degli arti superiori per sostenere o spingere il corpo (ginnastica e nuoto), manipolare oggetti (racchetta da tennis o mazza da golf), lanciare oggetti (palla nei vari sport) è essenziale un ottimo controllo prossimale del tronco.
Bibliografia
(1) – http://www.volleyandreadoria.it/trauma-distorsivo-della-caviglia-nella-pallavolo/
(2) – La distorsione di caviglia nella pallavolo, valutazione e recupero funzionale tecnologico. Andrea Ceresoli, Marco Gidoni
(3) – http://www.topconditioning.com, 03/05/2018 Allenamento della propriocezione per la prevenzione degli infortuni
- S.Brent Brotzman, Robert C. Manske, La riabilitazione in ortopedia, Terza Edizione, Paolo Pillastrini 2014, pagg 469-471
- Kim D. Barber Foss, MS, LAT, ATC, CCRP*†‡; Staci Thomas, MS*; Jane C. Khoury, PhD§||; Gregory D. Myer, PhD*¶**††;Timothy E. Hewett, PhD*‡‡, School-Based Neuromuscular Training Program and Sport-Related Injury Incidence: A Prospective Randomized Controlled Clinical Trial, 2018